I BackStage dell’Immagine
Lo schiocco delle sigle Nikon D100 - Nikon F301, un
massimo un welter, l’etica on board dell’estetica, due pianeti a colloquio
trattenuti dal sole su orbite parallele alla medesima galassia. Sul ring in
dieci riprese un match di comparazione.
Quando l’arte è un’arma impropria non ci sono
mezze misure. Da questo poligono di tiro, le alchimie di stravolgimento dei
materiali con cui Laura Viliani sfida il suo stesso humus migrano per
mediazione sciamanica, in un itinerario esplorativo macroanalitico.
Il suo è un film d’azione, maschile, infiorettato
da un montaggio boomerang, starring il veicolo costante della luce; girato in
cento paesaggi diversificati, contrastanti, insoliti, estremi, subliminali, sublimizzati.
I fragori di questi viraggi visionici sono
sottomessi alla mimesi incorporata ad inesplorati “buchi neri”. Si sente una
frenata di retrattile esuberanza nel gorgo acromatico emozionale. Le 5 finestre
sul futuro di Laura Viliani hanno il gergo privilegiato della musica polifonica
e la complessità sofferente della dipendenza; priva - per sortilegio – di
specchietto retrovisore.
Siamo di fronte a due diversi vocabolari,
articolati sui lemmi di una lingua comune.
Difatti il dirimpettaio Orlando Caponetto, tubero
di bambù di acustica metropolitana, saccheggia nel quotidiano racconti flash.
Il pentagramma dei suoi panorami isola il binario poetico della realtà
inconsapevole.
Sono peripezie socio-ambientali che violano il
millesimo senza sospetto delle verità in odore di fantasia. Una necessità di
continui incipit dove la partenza e l’arrivo hanno lo stesso orario. Sono
immersioni in molecole impreviste, dal profumo laico e dai tempi supplementari
fuori panchina, dove la luce ossigenata dalla maree è conduttore di energia in
un percorso fuori programma.
Imbrigliati, Viliani e Caponetto, nella morbidezza
misteriosa della carta cotone, trattata con la complicità digitale del
terrorismo tecnologico di alto profilo, escono ambedue in unica edizione
straordinaria, dove entrambi recitano senza copione.
E’ una conversazione di battute e rilanci di
interrogativi e scommesse, di palleggio tra idiomi e dialetti confinanti, con
alternate punteggiature a decibel ondulati.
La varietà di argomenti, di note in margine,
opinioni, punti di vista, dissensi e consensi, ha il timbro sonoro e stimolante
delle attuali perplessità comuni.
Annamaria Papi
Esposizione Fotografica - Cure D’Arte – Dialoghi
Muti – 22 ottobre 2008